*Questo post racconta la prima parte del mio viaggio di ritorno dalla Germania all'Italia a luglio del 2019, ricostruita grazie alle foto, alle cartine che avevo disegnato al mio arrivo e a dei messaggi su Whatsapp. Idealmente sarei voluto partire in primavera e tornare a piedi fino a Roma, ma non sono riuscito a discutere la tesi in tempo e mi sono arrangiato con un viaggio più breve. L'obiettivo ridimensionato è stato quello di arrivare a visitare in un paio di settimane il paese di origine di mio nonno nel Friuli occidentale, dormendo in tenda e viaggiando a piedi, in autostop e all'occorrenza con dei trasporti locali.
16 luglio: Ratisbona - Monaco.
Nei preparativi, si rompe il palo della tenda. Iniziamo bene. Parto in treno nel pomeriggio, e mi becco con gli autoctoni Funky e Jonny al biergarten della Augustiner. Finalmente si conoscono e potranno vedere le partite della Roma insieme. Non c'ho manco una foto, ma che razza di documentazione è? Vabbè il viaggio vero inizia l'indomani.
17 luglio: Monaco - Kochelsee.
Mi sveglio sul divano letto a casa di Jonny che lui e il Mancio stanno già uscendo per andare al lavoro. Prendo la Stadtbahn fino al capolinea meridionale, e nella ridente Wolfsrathausen compro del nastro adesivo americano per riparare il palo della tenda. Inizio a camminare verso sud, senza una meta predeterminata. Fa caldo, c'è il sole e lo zaino pesa troppo. Dopo una decina di chilometri sbuco sulla strada principale e decido di provare già con l'autostop. Scrivo come destinazione Kochelsee, e faccio un disegno del lago. Neanche un minuto di attesa e si ferma una macchina per raccattarmi. Nella corsa per raggiungerla, mi perdo il pennarello.
Alla guida c'è un operaio in tenuta da lavoro che alle tre di pomeriggio sta tornando a casa. Mi dice che vive vicino a Benediktbeuern e può portarmi fino a lì. Sente che ho un accento strano e mi chiede da dove vengo. Passiamo a parlare in italiano. Lui infatti è di Santa Maria di Leuca, anche se vive in Baviera da trent'anni. Non parla male, ma molte parole gli escono in tedesco. Siccome abbiamo fatto amicizia, mi accompagna fino al paese a ridosso del lago.
Entro in un negozio per ricomprare il pennarello, e dopo averlo scelto sento il ragazzo che dice alla collega: "Guarda 'm bo' quand'era!". Era una coppia di miei coetanei. Mi raccontano che lavorano lì da tre anni e che il tedesco lo parlano ancora maluccio. Io proseguo fino al piccolo campeggio sul lago. Arrivo alle quattro e pianto per la prima volta la tenda, dopo aver riparato il palo con il nastro adesivo e un cilindro di ferro appositamente in dotazione. Fila tutto liscio. Faccio il bagno nel lago ghiacciato e ceno presto con birra e käsespätzle.
18 luglio: Kochelsee - Krün.
Rosso = piedi, blu = autostop |
Il campeggio successivo è parecchi chilometri più avanti. La stradina passa dentro i boschi, lontano dal traffico. A detta dei cartelli, è parte del cammino di Santiago. Forse commettendo un errore, chiamo il campeggio per sapere se c'è posto, e mi sento dire che sono al completo e non possono accettarmi. L'unica alternativa in zona è è un'area attrezzata per camper che non riesco a capire se accetta anche le tende, e lì al telefono non risponde nessuno.
Dopo una ventina di chilometri complessivi, arrivo stremato in un centro abitato. Guardo gli orari delle corriere, ma l'autobus per il paese successivo è passato da poco. Preparo un nuovo cartello di autostop. Appena il tempo di sollevarlo, e si ferma un signore. Mi dice che sta andando proprio nella direzione di questo Tennsee Caravanpark e che secondo lui sì che trovo posto. Ha appena comprato quella macchina usata ed è la prima volta che la guida. Si ferma a fare benzina e poi mi accompagna a destinazione.
Lo spazio, enorme, è in effetti occupato al 99% da camper, ma ha anche qualche piazzola libera per le tende. Pianto la mia nella zona più defilata, con affaccio sullo stagno che dà il nome al posto (i vicini mi rassicurano sul fatto che non ci sono zanzare, grazie alle rane se le mangiano). E' un camping di super lusso con bagni da hotel, minimarket, birreria all'aperto, ristorante pretenzioso e musica bavarese dal vivo tutti i giorni. E' anche uno dei posti più stereotipicamente tedeschi in cui sia mai stato. Prendo in birreria uno stinco di porco così grande che mi tocca lasciarne la metà, e vado a dormire.
Rosso= piedi, blu = autostop |
Arrivo al camping Natterer See che è appena primo pomeriggio. Come receptionist becco ancora una volta un'italiana ("Ma sei italiano?", "Sì", "Anca mi!"), questa volta una lavoratrice stagionale. Il campeggio è enorme e super attrezzato, ma ha anche un pratone selvaggio dove vengo accompagnato a bordo di un golf cart. Faccio il bagno nell'acqua verde del lago, progettando una serata tranquilla. Alle sei però mi sono già scocciato e decido di prendere l'ultima navetta per la città. Riesco ad arrivare cinque minuti prima dell'orario di chiusura in quello che secondo Google è un ufficio delle poste. In realtà è un negozio di telefonia mobile che per qualche motivo svolge anche servizi postali, e i due commessi sembrano essere alla loro prima spedizione. Invio un chilo abbondante di roba stipandola in due buste A4. Nei cinque minuti in cui sto lì, cade a terra per due volte l'insegna del negozio. Nonostante la mia scarsa fiducia, i pacchetti arriveranno a Roma qualche giorno prima di me.
A Innsbruck c'è un piccolo festival musicale, e dopo tre giorni in mezzo al verde vivo con un piacevole spaesamento queste due ore di dimensione urbana. Dopo essere uscito dalla città con un autobus un po' a caso, torno poi al campeggio camminando sotto il cielo stellato. Vengo accompagnato dal frinire dei grilli, e da un signore ubriaco con cui condivido parte del cammino. Vado a dormire con la coscienza a posto del non aver ancora pagato un euro per il trasporto, essendo l'autobus incluso nel prezzo del campeggio.
Mi sveglio stanco e scazzato per colpa dei vicini di tenda olandesi che facevano casino la sera. La colazione è a buffet in stile albergo, e tornando al tavolo fuori con il vassoio provo a passare per un vetro. Dopo aver mangiato un uovo sodo decisamente crudo seguendo il suggerimento di un signore sui tempi di cottura, come vendetta contro il mondo rubo i panini per il pranzo.
Inizio a camminare, e dopo pochi chilometri mi ritrovo sulla statale del Brennero. Le macchine corrono, e non c'è un buon posto dove fare autostop. Per avere qualche opportunità in più, disegno il mio cartello migliore. Nonostante questo mi tocca pazientare un po', ma dopo cinque o dieci minuti si ferma una macchina. E' un'utilitaria Fiat a tre porte con a bordo tre persone e un cane. Alla guida c'è una tipa abbastanza giovane, e in mezzo al traffico della statale il suo compagno scende per farmi accomodare dietro accanto a una signora anziana. Il cane viene preso in consegna da lui nel posto del passeggero. E' sabato, e stanno andando a fare compere all'Eurospin in terra italiana. Trascorro i quaranta minuti di viaggio a chiacchierare con la mia vicina di posto, aiutato dalla figlia per il dialetto locale. Mi faccio lasciare simbolicamente all'altezza del confine.
L'ingresso in Italia è costellato da una foresta di ortiche. Segue un enorme outlet, accanto al quale scorre una strada che pullula di bar che trasmettono successi italiani del passato e musica tradizionale napoletana, allietando gruppi di germanici che si godono al sole un assaggio di dolce vita. Ancora più avanti, si distende un'immensa schiera di bancarelle di vestiti. Finita questa enclave mediterranea ricomincia il Tirolo, e mi incammino sulla pista ciclabile che scende a valle seguendo il tragitto della vecchia ferrovia.
Il primo campeggio (Gilfenklamm) è dalle parti di Vipiteno, una ventina di chilometri più giù. La strada è bella, in leggera discesa, ma è tutta dritta e a piedi sembra non finire più. Arrivato nei pressi di Colle Isarco, abbandono la ciclabile e scendo verso il paese infossato a valle. Dopo un breve riposo nel parchetto comunale, scrivo "Sterzing" col pennarello e provo a proseguire in autostop. Aspetto una mezz'ora ma niente, non funziona. Passano solo turisti italiani con macchine troppo eleganti per raccogliere un tizio sudato con uno zainone. Rinuncio, e tiro fuori le energie per proseguire a piedi. Arrivo in campeggio che è già quasi sera, monto la tenda e vado a mangiare alla pizzeria lì accanto. Mentre aspetto la pizza, inizia a diluviare.
21 luglio: Vipiteno - Varna
La mattina il tempo sembra essere un po' migliorato. La pizzeria fa anche da bar, e per la prima volta faccio colazione all'italiana con con cappuccino e cornetto. Scambio due chiacchiere con una coppia di motociclisti di Vicenza. Gli racconto delle lontane origini venete di mio nonno e del mio viaggio verso il suo paese in Friuli. La storia li appassiona. Poi ripartono verso casa, e il tipo si congeda con un caloroso "vecchio, buona vita". Entrando in pizzeria, scopro che la sua compagna mi ha pagato la colazione.
Nei miei sgangherati discorsi prima dei partire, uno degli highlight del viaggio doveva essere quello di mangiare lo yogurt a Vipiteno. Mi dirigo quindi verso la famosa latteria, che tra l'altro è a due passi dal campeggio. Peccato però che è domenica, ed è tutto sprangato. Salutate le mucche di plastica, passo per un supermercato del paese, e mantengo la parola mangiando uno yogurt alla fragola sulla panchina di una fermata dell'autobus.
Riparto verso sud, proseguendo sulla ciclabile che percorre la valle dell'Isarco fino a Bolzano, schiacciata tra il fiume e l'autostrada. Il cielo è grigio, e orde di ciclisti in gita domenicale mi sorpassano facendomi sentire ancora più pesante di quello che sono. Ho la schiena a pezzi dal giorno prima, e decido di riprovare con l'autostop. A quanto pare però con l'ingresso in Italia è finita la mia fortuna. Dopo un nuovo fiasco, alzo bandiera bianca e mi reco alla stazione di Freienfeld (Campo di Trens) in attesa di un treno regionale. I tredici peccaminosi chilometri in treno mi rinfrancano, e percorro in scioltezza il tragitto che manca per arrivare al camping Vahrner See, quasi alle porte di Bressanone. Più che un vero campeggio, è un agriturismo con dei campi disponibili per le tende. Il tempo è di nuovo bello ed essendo finito il weekend siamo in cinque in mezz'ettaro di prato, per cui mi preparo a una notte comoda e tranquilla.
A cena mangio un tris di ravioli e canederli e una fetta di torta ai lamponi. Mi sforzo di parlare in tedesco con i gestori, fatto che penso venga molto apprezzato. Io d'altronde è dall'inizio del viaggio che parlo tedesco, e la continuità architettonica e culturale che si nota procedendo a passo lento per la Baviera, il Tirolo austriaco e il Südtirol me la fa apparire una scelta del tutto naturale. In ogni caso, un secolo di dominio italiano qualche piccola traccia sembra averla lasciata: il mattino seguente, nei bagni, vedrò un bidè.